TECNOLOGIA E PROTEZIONE DEI DATI: UN DIRITTO DAL FUTURO INCERTO.
Quello alla “privacy” è un diritto soggetto ad un continuo cambiamento e dal futuro incerto alla luce del progressivo sviluppo di nuovi servizi e tecnologie. Un tema trasversale e fluido che impatta ogni aspetto della vita dell’uomo: personale, sociale, economico e professionale. Siamo ben lontani dal concetto tradizionale di privacy, elaborato dalla dottrina statunitense alla fine dell’800, inteso, appunto come “diritto ad essere lasciati soli”; oggi è predominante il desiderio degli individui stessi ad esporsi attraverso una “vetrina virtuale”, palesando la propria vita, anche negli aspetti più intimi. La tecnologia ha radicalmente cambiato le nostre vite, offrendo straordinarie opportunità, permettendo la raccolta di informazioni, risolvendo problemi pratici e favorendo il progresso della scienza, ma nello stesso tempo vanno intercettati ed arginati i rischi a cui inevitabilmente si è esposti, quali furti d’identità, invasioni
moleste, inopportune o criminose. È necessario ed opportuno approcciarsi alla tecnologia in modo realistico, considerando la dimensione dinamica della nostra società, del massivo flusso di dati in cui siamo continuamente immersi ed anche e soprattutto il valore economico degli stessi, ma è altresì fondamentale utilizzare tale strumento in maniera consapevole, discernendo limiti e rischi di un sistema che contrappone sicurezza e privacy.
Il travolgente sviluppo della tecnologia, il moltiplicarsi delle banche dati, l’affermarsi sul mercato dei colossi della rete e dei social, la perenne condivisione delle nostre vite on line, offrono un quadro incerto su quello che sarà il futuro diritto alla protezione dei dati; basta per esempio far riferimento al recente annuncio di Mark Zuckerberg, fondatore dell’ormai famosissimo social network Facebook, afferente la creazione di un “metaverso”, una sorta di universo parallelo e virtuale in cui l’individuo vivrà mediante strumenti di realtà aumentata. Plausibile pensare che anche in questa occasione sarà assolutamente necessario considerare la delicata questione relativa all’utilizzo dei dati sensibili e alla probabilità che gli stessi vengano utilizzati anche da un punto di vista economico, o più semplicemente che si inneschino eventuali problematiche circa il consenso al loro stesso trattamento.
Da sempre si cerca di comprendere e bilanciare interessi contrapposti e parimenti legittimi, cercando un equilibrio tra la sicurezza dell’individuo e la protezione dei dati, tra il progresso civile e la dignità dell’uomo, tra l’importanza del dato per le aziende e l’assoluta considerazione del dato come caratteristica peculiare appartenente all’uomo che per questo deve poterne autonomamente disporre. La materia inevitabilmente ha subito le influenze dei diversi periodi storici, dell’evoluzione tecnologica, della giurisprudenza, quindi delle decisioni
afferenti alla lesione o al trattamento illegittimo e alla prevenzione di azioni su quello che è da noi considerato invece come un diritto fondamentale.
Il nuovo Regolamento europeo n.679 del 2016 che, da maggio 2018, ha dato attuazione al GDPR ha accolto questa sfida offrendo un inevitabile aggiornamento delle forme di tutela grazie all’inserimento di criteri regolatori così rigorosi da prevedere, laddove non fossero rispettati, delle sanzioni ad hoc. In tale quadro anche le aziende potranno incrementare la loro qualità attraverso una tutela controllata del trattamento dei dati personali. In tale
contesto il legislatore dovrà adottare delle misure che anche in futuro possano garantire l’autonomia dell’individuo. “Le tecnologie informatiche della sicurezza e della privatezza vanno di pari passo nello sviluppo così come la progettazione e la gestione dei sistemi informativi devono aderire a criteri di diffusione basati sul consenso sociale e civile ai sacrifici delle libertà personali in favore di un elevato livello di sicurezza sociale”.
La tecnologia nella sua evoluzione deve prendere in considerazione i peculiari valori dell’uomo sia etici che sociali, tutelando diritti che sono ugualmente importanti come la riservatezza, la libertà, la dignità, la tutela della personalità dell’individuo, poiché qualsiasi intervento non avrà mai successo se non crescerà anche la nostra consapevolezza sull’intero tema della riservatezza. È fondamentale aprirsi al progresso tecnologico per crescere come individui e come comunità, considerando l’innovazione uno strumento fondamentale per lo
sviluppo economico del nostro Paese, nella consapevolezza dei rischi legati alla inevitabile contrapposizione tra sicurezza e privacy. L’evoluzione tecnologica porterà ad un miglioramento delle nostre vite, ma questo non significa che si debba accettare qualsiasi tipo di condivisione dei propri dati, è opportuno conservare una propria sfera di riservatezza. “Proteggere i nostri dati nella dimensione digitale significa infatti proteggere noi stessi e le nostre vite e affermare il principio secondo il quale le esigenze del mercato e delle aziende multinazionali che vi operano non devono necessariamente prevalere in caso di conflitto con i diritti dei cittadini”.